sabato 22 dicembre 2012

Erbacee perenni in città

Oudolf, Clement, Blanc.
Un vivaista, un paesaggista, un botanico.
La triade più citata, acclamata, imitata e criticata di questi ultimi 10-15 anni. (In ambito paesaggistico naturalmente!)
Io li "amo" tutti e tre senza riuscire ad essere critica.
Di Oudolf amo l'effetto pittorico, scapigliato, sorprendente che i suoi accostamenti riescono a creare. Penso  che abbia rivoluzionato la bordura mista creata dalla Jekyll prolungandone la stagione ornamentale, riducendo le necessità manutentive ma soprattutto ottenendo dei meravigliosi effetti pittorici che rimangono inimitabili.
Di Clement amo la capacità narrativa ed inventiva che impiega nell'ideare i suoi progetti.
Ricordo ancora la fortissima impressione che mi fecero i giardini del Quai Branly a Parigi. Una ricchezza di forme, materiali, colori, volumi, PIANTE, simboli da perdere la testa! Tutto in uno spazio relativamente piccolo, in condizioni di ombreggiamento talvolta estreme e senza mai perdere il senso dell'unitarietà del progetto. Giravo per il giardino estasiata ringraziando la grandeur francese che aveva permesso al paesaggista di utilizzare tutte quelle specie e quei materiali per un giardino che non doveva neppur essere la principale attrattiva del luogo (per dire in Italia ci saremmo contentati dell'edificio progettato da Jean Nouvel, della parete verde di Patrick Blanc e attorno ci avremmo sistemato una piazzetta e qualche posto auto).
Infine Blanc...
per me le sue sono opere d'arte, punto.
Immagino sia noto a tutti il proliferare di muri verdi tecnologie e brevetti alternativi a quelli del suddetto. 
Cagate. 
Nella maggior parte dei casi non hanno nessuna ragion d'essere.
Non hanno nessuna ragion d'essere quando chi sceglie le piante da utilizzare per questo tipo di copertura non ha lo stesso tocco d'artista e le medesime profondissime conoscenze botaniche di Blanc.

Se nelle imitazioni, citazioni, omaggi a Blanc spesso non ci vedo nulla di positivo guardo con simpatia e speranza verso gli esperimenti di paesaggisti e vivaisti che sulla scia di Oudolf cercano di importare anche in Italia l'uso di graminacee e perenni in grado di regalare un tocco di colore alle nostre città; ecco perchè ho provato ad elaborare un paio di schemi sulla falsariga di quelli di Oudolf.

martedì 11 dicembre 2012

Erbacee perenni in città


A settembre ero ancora in comune a fare la stragista, le pratiche ordinarie erano però ferme in attesa che si riaprissero i nuovi bandi ed il mio tutor non sapeva che lavoro assegnarmi.
Non per molto però.
T: - In attesa che arrivi il nuovo regolamento potresti preparami dei tipologici di bordure miste o   alberate che eventualmente potremmo proporre ai futuri sponsor. Di cosa ti vorresti occupare bordure miste o alberate?
CB: -Bordure miste!!-
T: -Bene allora ipotizziamo di avere delle aiuole da 10-12m x 3m visibili prevalentemente da uno dei lati lunghi ....-

Ecco come mai mi sono ritrovata a disegnare autostrade di erbacee perenni.



martedì 27 novembre 2012

La semina in contenitori alveolari


Il 26 agosto scorso avevo allestito il mio angolino semine (qui il post relativo).
Oggi martedi 27 novembre mi decido a trapiantarle. 
Sono in ritardo averi dovuto terminare i trapianti entro la prima metà di ottobre, pazienza. Non ho seminato piante delicate, si adatteranno.

In genere a meno che non si tratti della semina di piante autoprodotte  di cui conosco la vigoria e di cui possiedo abbondanti scorte di semi, le annuali e le erbacee perenni che moltiplico da seme andranno incontro ad almeno 2-3 passaggi prima di giungere nella loro dimora definitiva.

Le semine del 26 agosto 3 mesi dopo (27 novembre)
Il primo passaggio è la semina in contenitore alveolare.
La semina in alveolo mi permette di evitare le delicatissima e noiosissima operazione di ripichettamento e di ridurre al minimo il quantitativo di terriccio universale da acquistare.
Il motivo per cui cerco di ridurre il consumo di terriccio per piante è presto detto: i terricci commerciali sono a base di torba, la torba non è una risorsa rinnovabile (se continua ad essere estratta con i ritmi attuali), le torbiere da cui è estratta sono spesso ecosistemi delicatissimi e ricchi di endemismi, la mia è un'attività hobbistica, indi posso permettermi di lavorare un po'di più pur di ridurre i miei consumi di torba.
Il motivo per cui non abbandono definitivamente i terricci commerciali a favore dell'ottimo  e abbondante compost prodotto dal giardino di casa, è uno e semplice: il compost di casa è pieno di semi di "erbacce" che soffocherebbero le mie giovani plantule mentre il terriccio commerciale è erbaccia esente.
Possiedo una decina di contenitori alveolari. I contenitori alveolari hanno dimensioni zz X cc, 7 hanno XX fori e 3 hanno XX fori. Li ho acquistati nel 2003 al consorzio agrario più vicino a casa, e ogni anno finito il loro lavoro vengono sciacquati e messi da parte per essere utilizzati l'anno successivo. 


Non appena le plantule sviluppano un buon apparato radicale andrebbero trapiantate in vasetti più grandi o poste a dimora.



Se in fase di semina sono intransigente sul tipo di terriccio (terriccio universale o da semina, rigorosamente sterile per riempire gli alveoli e terriccio per piante grasse per coprire i semi più minuti) in fase di trapianto mi affido tranquillamente al compost di casa.
Anche in questo caso utilizzo vecchi vasetti riciclati di anno in anno. 


Per rendere più rapida l'operazione di trapianto, riempio prima tutti i vasetti senza compattare troppo il terriccio, quindi con il manico arrotondato di una paletta da giardino, comprimo leggermente il terreno ottenendo l'incavo ove riporre il panetto di terra delle nuove piantine.

Infine, pigiando lungo i bordi dell'alveolo e tirando delicatamente la plantula dal colletto (fig. 1), estraggo la piantina che andrà posta a dimora (fig.2) e rincalzata con cura premendo il terreno attorno ad essa (fig. 3-4).

martedì 13 novembre 2012

La stragista


Oggi era l'ultimo giorno da stragista al Comune. Però è bello essere salutati con un mazzo di tulipani.

Il prossimo martedì proverò a dare l'esame di stato. 

Ieri sera, invece di ripassare storia dei giardini, leggevo questi post 1 2 3 e 4  ma sopratutto leggevo i commenti e le discussioni relative.

Insomma tiravo le somme e ripensavo agli anni dell'università. 


Questa sera per acquietare l'ansia sfoglio questo manuale: 

Astrid Zimmerman; Constructing landscape materials, techniques, structural  components; ed. BIRKHÄUSER  (2011)


Per chi, nonostante tutto, volesse cominciare lo strano (per l'italia) percorso verso l'architettura del paesaggio penso che questo manuale potrebbe essere di grande aiuto.
Se fossi una persona più ottimista e pragmatica forse avrei scritto una recensione del genere per questo meraviglioso manuale...

Everything you wanted to know about Landscape Architecture that they don't teach you at University. It's a huge book but really in depth and very clear without the wishy washy approach, straight to the point just how I like it! I bought this book, it's not cheap but I guarantee you will use it all the way through your undergraduate studies and most likely beyond! Worth it's weight in gold! Drainage? Gradients? Earthworks? Materials? No problem!

......invece, mi limito a riportarla! ;)







venerdì 21 settembre 2012

Test varietale, un'ossessione... una nuova!

Hemerocallis,
tutto è cominciato qualche mese fa a maggio.
Prima di allora, queste piante non mi avevano mai detto niente.
In vivaio di fronte all'ennesima richiesta di piante sempre fiorite, perenni e resistenti, però, mi sono venuti in mente loro: gli Hemerocallis.
Fino a quel momento conoscevo solo la cultuvar 'stella d' Oro': molto rifiorente, resistente ma, a mio avviso, non particolarmente entusiasmante.
 Qualche tempo dopo, per trarmi d'impaccio da una "situazione difficile", decido di impiegare una cultivar a fiore rosa in un progetto.
Un generico Hemerocallis a fiore rosa sembra perfetto: un esplosione di colore nei mesi estivi, sviluppo contenuto, effetto 'pratino' quando non è in fiore, perenne, scarse necessità manutentive, costo unitario della pianta relativamente contenuto. 
H. 'Stella d'Oro' è più economico, rifiorente e reperibile ma il giallo dei fiori fa a pugni con le pareti del vicino edificio, quindi vince l' Hemerocallis a fiore rosa.
Almeno per un po'.....
<<Gli Hemerocallis  per fiorire a profusione hanno bisogno di tanta luce, in inverno vanno in dormienza e le foglie svaniscono, rischiamo di deludere il cliente>>
 Mi fido dell' esperienza del socio e sostituisco l'Hemerocallis  con la solita Liriope muscari che almeno è sempreverde in inverno . 
Liriope al posto di Hemerocallis.
I potenziali clienti sono comunque titubanti ed il progetto non va in porto.
Per consolarmi e per verificarne le caratteristiche, mi compro tre differenti cultivar di Hemerocallis nel garden dietro casa .
Hemerocallis 'Stella d'Oro' conferma quanto promesso: fiorisce tutto giugno e poi ancora un paio di settimane a settembre. Il giallo dei suoi fiori accanto al blu-violetto della Liriope muscari mi stupisce piacevolmente.


Hemerocallis 'Stella d'Oro' a metà giugno
Hemerocallis 'Red Run' fiorisce troppo poco (solo tre meravigliosi fiori che non faccio a tempo a fotografare). Quel poco è amore. Rosso.
Hemerocallis 'Pink Damask' è altrettanto bello ed il colore meglio si adatta ai toni del mio terrazzo ma anche la sua fioritura è troppo effimera.


Hemerocallis 'Pink Damask' a fine giugno
Da allora navigo su internet alla ricerca della chimera. 
Vorrei una cultivar di Hemerocallis bella come i miei H. 'Pink Damask' e 'Red Run', rifiorente come H. 'Stella d'Oro' e sempreverde come come una Liriope muscari , economica e reperibile come H. 'Stella d'oro'.
Ibridatori siete avvisti!
Aspettando la chimera mi sono segnata una lista di cultivar da testare, magari tra loro c'è quello che cerco.

Qualche indirizzo internet:
http://www.hemerocallis.it/
http://www.vivaioicampi.it/
http://www.vivaipriola.it/perenni?specie=Hemerocallis
http://www.raziel.it/prodotti_lista.php?sel_cat=33
http://www.capecchipiante.it/hemerocallis.htm
http://www.rosebarni.it/shop.php?azione=listino&cod_sotto_varieta=130&cod_varieta=704
http://www.claragarden.it/default_c.asp

domenica 16 settembre 2012

Raccogliere e conservare


Settembre mese di raccolti.




In attesa di una nuova stagione di semine.

     CONTENITORI                                                             E  CONTENUTO. 



domenica 2 settembre 2012

Tempo di semine



Pizzetti paragonava l'autunno ad una seconda primavera del giardino. 
Tra settembre e l'inizio di novembre, nell'Italia centro-meridionale, le temperature miti e le piogge frequenti fanno dimenticare ai giardinieri la siccità estiva, il giardino riprende a verdeggiare mentre le rose, non più frenate dal caldo, ci regalano gli ultimi spettacolari bagliori.
Benché il mio punto d'osservazione sul mondo dei giardini sia ubicato un po' più a nord rispetto alla Roma di Pizzetti, complici gli ormai evidenti mutamenti climatici, ho deciso che anche per me questo autunno sarebbe stato una seconda primavera. 
Primavera per me è sinonimo di semine.


Comincio dai tageti...
I tageti seminati a fine agosto sono ormai una tradizione consolidata di casa, fin da quando nel lontano 1996, una serie di piantine diligentemente seminate a primavera, e fiorite con stento durante l'estate afosa si autodisseminarono a settembre dando origine ad un tenero tappetino verde che ornò la terrazza fino a novembre inoltrato. Da allora mia madre semina i tageti tra metà agosto ed i primi di settembre per vederli fiorire in autunno. 


A sinistra tageti seminati il 5 di agosto. A destra  tageti seminati il 20 agosto 2012
 


Ci sono poi le portulache....

che vanno seminate adesso ma che vedremo spuntare solo a primavera.
Anche le portulache hanno una storia. Una storia recente però. 
Le portulache sono una di quelle specie che mia mamma in anni recenti ha scoperto essere delle comode piantine passepartù per l'estate. Le acquistava per poco all'istituto agrario vicino a casa, le piazzava nelle cassette del balcone di cucina e per tutta l'estate eravamo a posto: quattro cassettine colorate che non richiedevano particolari attenzioni e resistevano all'implacabile sole estivo.
Poi  V. ha deciso di istruirci:
<< Io queste le semino da me. Vedi questi?>> mi disse indicando delle minuscole capsule ancora immature. 
Capsule immature di portulaca
<< Le raccogli. Le schiacci tra le dita e spargi i semini così sul terreno intorno alla piantina. L'anno prossimo spunteranno di nuovo.>> 
Ovviamente feci come mi era stato raccomandato, non si disubbidisce a V.!
Quest'anno, devo dire con un po' di ritardo rispetto a quanto mi aspettassi, verso fine maggio le cassettine si sono riempite di innumerevoli piccole piante di portulache. 
Questo metodo di propagazione ha qualche incoveniente:
-le cassette devono poter essere spostate in un angolo riparato e lasciate indisturbate fino alla primavera successiva (tra ottobre e maggio saranno vuote).
- non è possibile prevedere i colori delle future generazioni 
-non tutte le portulache manterranno il fiore doppio (sempre che partiate da portulache a fiore doppio).

L' alternativa:
-raccogliere le capsule
-liberare i semi sfregando le capsule delicatamente tra le dita
-conservare i finissimi semini neri fino a febbraio in bustine di carta o barattolini di vetro, 
- a fine febbraio seminare  in piccoli vasetti di torba o di plastica da tenere in casa fino alla germinazione ed alla stabilizzazione delle temperature. 
-mettere a dimora a metà aprile le giovani piantule.
Tutto sommato anche questo è un metodo piuttosto laborioso!
Le capsule di portulaca sono deiscenti ovvero si aprono da sole.   Occorre, quindi,
 raccoglierne i semi poco prima che si aprano.

 ...o appena si sono aperte, altrimenti il vento disperderà
i semi altrove!


Infine ci sono i miei esperimenti di quest'anno:
Delphinium consolida
Delphinium mix
Digitalis excelsior 
Lattughino da taglio 
Plantago coronopus, meglio conosciuta come minutina o erba stella


Semine del 26 agosto

Per ora solo la minutina ha fatto capolino dal terreno.



mercoledì 25 aprile 2012

Bosco in città: non è una novità, però funziona di brutto!



Nel 1974 a ovest di Milano si cominciavano a mettere le basi di quello che oggi è il BoscoinCittà di Milano. Un gruppo di cittadini spinti dalla voglia di riappropriarsi di aree verdi degradate sotto la guida dell' associazione Italia Nostra si cimentava nella prima impresa di forestazione urbana mai tentata in territorio italiano. Da allora le tecniche di impianto e la disponibilità di specie autoctone certificate necessarie alle opere di forestazione urbana si sono affinate e questo metodo di impiego e gestione del verde pubblico si è piuttosto diffuso in Milano e Interland.

Nel 2001/02, mentre fresca di diploma di maturità vagheggiavo di realizzazioni di giardinetti composti da sole specie autoctone e mi procuravo nei fossi delle campagne dei dintorni rizomi di Iris pseudacorus, sotto casa mia realizzavano un parco con le ormai consolidate ma ancora poco affermate tecniche della forestazione urbana.
I primi due anni abbiamo avuto davanti agli occhi una distesa di arboscelli.
    Tempo pochi anni, ed i piccoli arbusti sono diventati graziosi cespugli e giovani alberi; il parco, malgrado la quasi completa assenza di attrezzature ludiche, iniziava ad essere frequentato dalla gente, complice la centralina dell'acqua posta proprio al centro dell'area.
    Oggi la centralina non è più il polo attrattore del parco, ma è il parco in se che con il suo aspetto naturale le ampie di distese a prato e le sue macchie verdi attira come una calamita gli abitanti di Opera.
Questo mi ha fatto capire che non sempre sono necessarie attrezzature stratosferiche (costosissimi giochi bambini, percorsi vita, attrezzature ginniche, teatri, aree calcetto ecc. ec.) per trasformare un area abbandonata in un oasi verde frequentata ed amata.


Scegliere piante resistenti, adatte all'ambiente in cui verranno piantate, alternare spazi pieni e spazi vuoti, è già un buon modo per definire un area verde... poi verranno le sedute, i percorsi, gli animali e le persone..
Non necessariamente in questo ordine!

Informazioni di base sulle tecniche di progettazione, realizzazione e gestione di una foresta urbana si trovano qui .

venerdì 23 marzo 2012

Araldi di primavera

In questo periodo, come ogni anno, le rubrichine verdi  di riviste e giornalini omaggio si coprono delle immagini in technicolor di bulbose primaverili, camelie, primule e leziose fioriture stagionali. Gli interminabili giardinetti delle villette a schiera che dal sud al nord di Milano coprono le periferie "bene" della grande città   esplodono negli sgargianti colori della primavera: un concentrato di gialli, rosa, fuxia e rossi che stordiscono. Colori saturi accostati l'uno con l'altro, forse per allontanare i fantasmi dell'inverno. Di fronte a tanto clamore, a volte penso che male non ci farebbe osservare come la natura accosta e dosa i colori più accesi fondendoli col bruno dei rami non ancora coperti di verde e con le delicate tessiture delle prime foglie.

Autodromo di Monza nei pressi della parabolica: viole e primule
Se qualcuno volesse osservare....
In questo periodo nel parco della valle del Lambro il sottobosco è un tripudio di Anemoni in fiore, Scillae,  Erythronium dens-canis, qualche rarissimo Leucojum, Primulae e Pulmonaria.
Il parco della valle del Lambro è grande, io per ora ho percorso solo questo sentiero QUI, e spero che con il week-end alle porte questo possa essere un buono spunto per una gita domenicale.

In rosso l'area dell'itinerario nelle valli del Pegorino e del Rio Cantalupo. L'itinerario è compreso tra i comuni  di  Gerno e Lesmo provincia di Monza.     Lesmo si raggiunge agevolmente con un paio d'ore di bicicletta partendo da Monza e percorrendo il noto parco che circonda la Villa Reale.

Prunus sp. all'ingesso del sentiero nel bosco

Il sentiero è lambito da distese di Anemone nemorosa

Anemone nemorosa
Leucojum  vernum

Erythronium dens-canis, sembra prendere il posto dell'anemone laddove il bosco si fa più fitto

Primula vulgaris 

Scilla bifolia

Pulmonaria officinalis

martedì 21 febbraio 2012

Sono superstiziosa

Parco del Valentino, uno scorcio del fiume Po maggio 2010 (anche se non si capisce, la piantaccia in primo piano è proprio un tiglio)

Quando le cose proprio non vanno, c'è solo una cosa che mi ha sempre portato fortuna: il profumo della fioritura del tiglio. Peccato manchi ancora parecchio tempo.
In questi giorni mi dovrò accontentare del Chimonanthus praecox, deliziosamente profumato, ma a mio avviso non altrettanto efficace come portafortuna.

Che io sia una pessima fotografa già l'avevo dichiarato, la foto sopra è solo la prova provata  della fioritura del  Chimonanthus  dei giardini di via Palestro.
Per chi fosse di Milano e volesse godere di questo delicato anticipo di primavera consiglio un giro ai giardini di via Palestro (vicino al museo di storia naturale) o al Parco Sempione. In entrambi i casi, chiunque si sia occupato di sistemare le piante, ha avuto l'accortezza di piantarne più esemplari l'uno vicino all'altro creando delle inaspettate macchie di colore e di profumo che accolgono i fanatici del jogging nei mesi invernali.


sabato 21 gennaio 2012

Il monumento

Novembre 2005; l'incrocio tra corso Vittorio Emanuele II e corso Galileo Ferraris ospita, al centro di una rotonda, il monumento a Vittorio Emanule II.

I giardinieri della città di Torino sono fantastici! Uno degli angoli dove danno il meglio di se è l'aiuola ai piedi del "MONUMENTO", ovvero, il monumento a Vittorio Emanuele II.
Se capitate di lì prendete nota delle specie e dei disegni impiegati per decorare l'aiuola: in genere vengono proposti accostamenti molto originali  che un appassionato giardiniere potrebbe replicare abbastanza facilmente. Nulla a che vedere con la banalità delle aiuole milanesi (vedi quella di fronte al Castello Sforzesco) dove si ripropongono anno dopo anno i soliti ciclamini, la solite pansè, le solite gambe di vetro.
Gardeners of the Turin's city are amazing! You can see good examples of their work in flower bed at base of the monument to Vittorio Emanuele II or in front of "Castello del Valentino".
If you visit Turin and his monuments take also a look-see to the designe of its public garden. Species and ormanental patterns eployed by Turin's gardeners  could be easily copy by every gredening lover. Unlike the ordinary chioices that you can see in flower beds of Milan (for example flower bed in front of Castello Sforzesco) , species and ornamental patterns choose for flower beds of Turin are unusual and smart.


Il monumento a Vittorio Emanuele II (primo re d'Italia) fu voluto e fatto costruire dal figlio, re Umberto I, tra il 1882 e il 1899 su progetto dell'architetto Pietro Costa. (fonte wikipedia)
Il Monumento posto a capo di una gigantesca colonna dorica, per via delle sue proporzioni fuori scala, è uno dei punti di riferimento utili ad orientarsi all'interno della città, forse è per questo che i vecchi torinesi lo chiamano proprio così: IL MONUMENTO, come se fosse   impossibile confonderlo con qualcosa d'altro.
Umberto I had one's monument built by architect Pietro Costa, between 1882 and 1899, to commemorate his father Vittorio Emanuele II that was the first king of unified Italy.
Old citizen dewellers of Turin usually call this enourmous statue "The Monument".
The affection for the monument of Vittorio Emanuele II, probably, is the result of the habit to consider The Monument like one of the most important landmarks of the town.

La sistemazione dell'aiuola, immortalata nel disegno risale al novembre del 2005, forse nemmeno una delle sistemazioni più riuscite tra quelle che mi è capitato di ammirare a Torino. La più bella che rammento, composta da  ..?!?.. ecco non feci in tempo a fotografarla!

Seguono le pessime foto, scattate da me medesima, che spero possano servire per illustrare come a volte bastino pochi colori  (bianco, verde e un tocco di giallo) e poche specie (solo crisantemi in questo caso) per rendere un disegno formale molto interessante.
In the pctures below you can see clearly the flower arrangement. 
One species and three colurs only mark the area, the scheme is very formal but I think that the result is very interesting.

November 2005; the Flower bed in the middle of the crossroad between "corso Vittorio EmanueleII" and "corso Galileo Ferraris" 

Novembre 2005; Only three colours, white, green and a touch of yellow, enlighten the winter composition.